Tour: l’arte di accontentarsi

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Se in una prestigiosa corsa a tappe come la Gran Boucle non si riesce a vincere una tappa, poco male. Se capita da molto tempo occorre fare qualche riflessione. L’edizione 2012 del Tour de France è stata all’insegna del Gran Bretagna, con Bradley Wiggins diventato il primo corridore inglese di sempre a vincere la competizione. Un trionfo ampiamente meritato alla luce dei tredici giorni in maglia gialla. Il 32enne Wiggins, con tre medaglie olimpiche nel palmares, ha trovato anche il modo di tirare la volata a Mark Cavendish, compagno di squadra Sky, consentendogli di centrare la ventitreesima vittoria in una tappa del Tour de France. Wiggins ha vinto il Tour con un margine di 3 minuti e 21 secondi sul secondo classificato, il suo compagno di squadra Chris Froome. L’italiano Vincenzo Nibali è arrivato terzo con un distacco di 6’19″, salendo sul podio ai Campi Elisi. Un’immagine che conforta perché il risultato consente al ciclismo italiano di tornare alla ribalta parigina sette anni dopo il secondo posto conquistato da Ivan Basso. Per trovare un traguardo prestigioso bisogna tornare con la memoria al successo del Pirata Marco Pantani che il 16 luglio 2000 s’impose nella tappa del Mont Ventoux. Il terzo posto di Nibali è un’iniezione di fiducia e rende onore in minima parte al 70esimo compleanno di Felice Gimondi, che trionfò al Tour nel 1965. Semmai è la riprova che con un po’ di gamba e convinzione in più, uno come Nibali avrebbe potuto aspirare a salire su uno degli altri due gradini del podio. Nibali ha dovuto lottare non con un avversario, ma con un’intera squadra perché il team Sky si è dimostrato un’autentica macchina da combattimento su strada. Al portacolori italiano va riconosciuto il merito di aver resistito alla forza d’urto di Wiggins e compagni. Una buona premessa per il prosieguo della stagione e i traguardi da cogliere nelle prossime.

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