James Pallotta non è un americano a Roma, ma un romano negli USA, dunque poco abituato a compromessi e mezze misure. Meglio così, perché se una volta il suo cugino presidenziale di sponda laziale, Claudio Lotito, si era esposto per prima rintuzzando le minacce degli ultras, Pallotta ha avuto il coraggio di definire il manipolo della curva sud “fucking idiots“, alias fottuti idioti, primo atto della tolleranza zero alla quale, a questo punto, il presidente dei giallorossi non vuole rinunciare. Le cose avevano preso già una brutta piega all’Olimpico capitolino dopo la sconfitta patita dalla Roma contro la Fiorentina, con i calciatori costretti a subire la reprimenda e gli insulti sotto la curva. Dopo gli striscioni contro la mamma di Ciro Esposito, mister Pallotta ha detto tutto ciò che pensa lui e la stragrande maggioranza di chi vive il calcio con passione e il tifo con cuore e rispetto. “I veri tifosi non fanno commenti razzisti, non tirano merda sui giocatori che ci stanno provando, non creano situazioni violente che poi pagano tutti gli altri”. Frase da sottoscrivere e basta. Gli schieramento antisommossa intorno alle vie di accesso agli stadi non sono uno spettacolo gratificante per chi vuole portare figli e famiglie a vedere la partita di calcio. Galliani dice che a Milano il derby vede incrociarsi per strada tifosi dell’una e dell’altra squadra, che magari si sfottono ma non si minacciano nè vengono alle mani. Speriamo sia sempre così. Intanto a Cagliari, una piazza che ha dato sempre lustro al calcio offrendo l’immagine straordinaria dell’isola sarda, un gruppo di ultrà, non più di 30 persone, è entrato nella sede del ritiro della squadra facendo volare schiaffi, gridando e insultando. Un episodio sconcertante. A cui si aggiunge l’atto vandalico che ha reso inagibile lo stadio di Varese, la cui squadra sta scivolando verso la LegaPro. Va ricordato che gli spalti si sono trasformati in parlatori a Parma, ancora prima della debacle finanziaria e dello scandalo societario, e recentemente in fase di rifinitura a Bergamo. Il confronto può starci, ma nei termini e nelle misure concesse da un rapporto civile di rispetto e considerazione. E’ inammissibile che le società e le squadre, in ogni categoria, possano continuare a essere ostaggio di pochi. Il tifo è sano solo quando è smarcato dal risultato. Per questo chi si è esposto non va lasciato solo.