Palla trattenuta

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La crisi economica e finanziaria incombe anche sulle sponsorizzazioni sportive e il dietrofront di molti marchi per anni presenti sulle maglie sta mettendo in forse programmi e bilanci per il prossimo futuro. Uno sport in ascesa come la pallavolo non è immune dal fenomeno preoccupante. Dopo la conclusione dei campionati nazionali le società di volley hanno cominciato a stilare i conti, ritrovandosi con la prospettive di dover ridimensionare le proprie ambizioni o addirittura mettere in forse il prosieguo dell’attività ad alti livelli. La pallavolo femminile, che punta al podio alle Olimpiadi di Londra dopo aver maturato allori continentali e mondiali a livello di club nel corso delle ultime stagioni, è alle prese con una crisi senza precedenti, stando alle voci che si susseguono da alcune settimane. La Futura Volley di Busto Arsizio, che ha realizzato un fantastico triplete completando la fantastica annata con la conquista dello scudetto tricolore, ha spazzato via i dubbi prodotti dalle dimissioni del direttore generale Massimo Aldera riconfermando il legame con il marchio Yamamay, mentre resta da definire l’accordo per l’uso del PalaPiantanida, impianto destinato a ospitare la Champions League.

La situazione più difficile e delicata, certamente non per incapacità dello staff tecnico e dirigenziale che è stato in grado di osservare un impeccabile fairplay economico senza rinunciare allo spessore tecnico della squadra, riguarda la plurititolata Volley Foppapedretti. Dieci scudetti e sette coppe dei campioni rappresentano un palmares che ne fanno la società regina del volley femminile, capace di alimentare una passione che comprime oltre 2.500 spettatori nel palasport di Bergamo, probabilmente la metà di quanti sarebbero disposti a seguirne le gare casalinghe, e genera un vivaio di 1.500 praticanti dai corsi base alle squadre agonistiche. Se la municipalità locale ha fatto i suoi sforzi, adeguando l’impianto in termini di capienza e prospettando la soluzione a breve termine per quello futuro, il disimpegno dello sponsor che legava il proprio nome al palazzetto e di un paio di altri brand che hanno garantito a lungo una fetta cospicua del budget stagionale, pone problemi al mantenimento di atlete di valore assoluto in maglia rossoblu. Negli anni passati, non solo da Bergamo, tante pallavoliste azzurre hanno fatto la valigia emigrando verso campionati esteri, come Russia e Turchia, in grado di elargire ingaggi sontuosi. E il fenomeno potrebbe ripetersi nel corso dell’estate, proprio in virtù della coperta corta a disposizione di molte società. Anche a Modena l’azienda Liu Jo non sosterrà il ruolo di sponsor principale e si è partiti a caccia del nuovo marchio. L’altra protagonista della finale scudetto, Villa Cortese di Castellanza, si dice stia discutendo con Carnaghi l’entità della sponsorizzazione. Così pure a Pesaro e Urbino. Nessuno vuole incorrere nella brutta esperienza capitata a Conegliano, costretta ad abdicare a torneo in corso a causa del ritiro dello sponsor. Il caso del Volley Foppapedretti è emblematico e quel che accadrà è destinato a fare scuola, in un senso o nell’altro. Ciò in quanto la politica societaria è tradizionalmente improntata all’equità e al senso della misura, all’attenzione ai valori tecnici e alla crescita delle nuove leve. E’ il caso, tuttavia, di ricordare alle aziende che la decisione di affiancare una società sportiva va considerata un vero e proprio investimento. Molti studi economici dimostrano come diventare sponsor sia altamente redditizio, dal punto di vista dell’immagine e del ritorno sul mercato. Nelle settimane che precedono i giochi olimpici, dove tutti vorremmo vedere sventolare il tricolore e i nostri atleti con la medaglia al collo, forse dovremmo ricordarci di un detto caro ai nostri nonni, ovvero che occorre investire sempre e soprattutto in tempi di vacche magre. E, aggiungiamo, per una buona causa.

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