Un caso Bosman all’italiana

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StendardoTanto rumore per nulla, o quasi. Un classico caso di “misunderstanding”, modi e tempi sbagliati, molto simile a quanto potrebbe avvenire in famiglia tra genitori e figli. Sta di fatto che gli esami per l’abilitazione alla professione di avvocato, sostenuti da Guglielmo Stendardo, sono diventati un incredibile precedente nella storia del calcio. Una sorta di caso Bosman all’italiana (per chi non lo ricordasse, a questo nome è legata la sentenza sul libero tesseramento di calciatori all’interno dell’Unione Europea). I contorni della vicenda, forse troppo marcati dalle dichiarazioni rese a caldo dall’allenatore Stefano Colantuono (messo di fronte al fatto compiuto, alla vigilia di una partita), sono stati chiariti da Pierpaolo Marino, dg dell’Atalanta. La società bergamasca, da sempre attenta alla formazione scolastica dei suoi giovani tesserati, si è ritrovata giocoforza nell’occhio del ciclone. Incredibilmente. La colpa, probabilmente, è di tutti e nessuno. Per affrontare e risolvere certe situazioni, come sempre, è sufficiente il buon senso. Il caso Stendardo insegna che, in ogni circostanza, è bene parlarsi. Perché se è vero che la forza e la tenuta di una squadra sta nel gruppo, allora è opportuno dirsi tutto e, quando necessario, confidarsi. Nel caso specifico, qualcuno era già informato in società, solo che i tempi e la logistica hanno giocato contro determinando una infelice coincidenza con un importante impegno stagionale. Una questione gestita male, che ha indotto iniziative di solidarietà nei confronti del calciatore. Stendardo non avrebbe potuto rinunciare a un appuntamento che ha cadenza annuale. E’ un professionista e come tale ha dei doveri nei confronti della società con cui è tesserato. Ma ha pure il diritto di concludere un percorso che gli ha consentito di conciliare sport e studi universitari. Colantuono ha ragione quando sostiene che l’allenatore è la figura deputata a tenere i rapporti con i calciatori e decidere sul loro impiego, come pure concedere permessi per valide ragioni. Il caso Stendardo, destinato a risolversi con il pieno chiarimento che la saggezza dei protagonisti impone, è una lezione per il futuro. Non c’è bisogno di esperti di diritto per sancire che con la trasparenza, disponibilità e reciproca collaborazione si addiviene sempre alla migliore soluzione nell’interesse del calcio e dell’istruzione.

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