Lette e rilette, le pagine contenenti le motivazioni di condanna per illecito sportivo di Cristiano Doni (tre anni e mezzo di squalifica) e dell’Atalanta per responsabilità oggettiva (sei punti di penalizzazioni) non lasciano dubbi, in compenso generano convinzioni. Ma si tratta di convinzioni che fanno propendere per la certezza di una grossa topica dalla quale chi emesso la sentenza non saprebbe come uscirne. In base a quali prove evidenti si sia arrivati a concludere della colpevolezza del capitano, non si riesce a capire. Intrecci e legami come quelli contenuti nel capitolo delle motivazioni somigliano molto ai teoremi matematici che tengono sulla corda qualche studente: premesso che, supposto che, posto che, si arriva a concludere che. E’ pur vero che nella giustizia sportiva in più di un caso è bastato il sospetto per emettere sentenze di condanna, ma rispetto a qualche decennio fa i millantatori e faccendieri hanno trovato terreno fertile nei più avanzati sistemi di comunicazione, per cui tutti possono ritrovarsi a propria insaputa aggrovigliati nella rete solo perché chiamati in causa. Ora si sa che toccherà a Bartolomeo Manna presiedere il collegio arbitrale del Tnas, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, che sarà chiamato ad esprimere il giudizio di terzo grado. La sentenza definitiva è attesa entro domenica 8 gennaio 2012. Del collegio arbitrale fanno parte Luigi Fumagalli, per l’Atalanta, e Massimo Zaccheo per la Figc. L’ipotesi di conciliazione senza inattuabile perché costringerebbe la Figc a rimangiare i primi due gradi di giudizio. Non resta che percorrere la strada del processo di terzo grado, quello che dovrebbe restituire al giocatore l’onore rendendo giustizia allo stesso e all’Atalanta. Il che significherebbe per Doni la possibilità di tornare a disposizione di Colantuono e per la società il beneficio di una congrua riduzione della penalizzazione, se non della totale cancellazione.
Tutti questi ragionamenti alla vigilia del match tra Atalanta e Udinese, che vede da un lato Pierpaolo Marino e l’argentino Denis e dall’altro l’ex Guidolin, che proprio con la precedente presidenza Percassi concluse malamente la sua avventura sulla panchina nerazzurra. Ciò che conta, però, non è il passato ma quel che verrà. E Colantuono pretende una squadra capace di esprimere ritmi alti, vivace al punto da mettere in difficoltà i bianconeri friulani, ai quali non va lasciato campo per non subirne le inventive.
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