Ci sono momenti in cui si è spettatori di avvenimenti storici. Questa sera è facile scrivere che il nostro ucraino ha sparato due traccianti, ma è proprio il caso di misurare le parole anche se davvero Ruslan ha calciato due bombe.
Il valore calcistico è enorme ma ovviamente il film girato questa sera sembra un’opera di Sergio Leone o di Akira Kurosawa. Uno di quei film carichi di emozione che portano lo spettatore nelle frequenze della commozione. Dove le scene portano inevitabilmente e prevedibilmente al fatto atteso, e comunque quando lo stai vedendo, l’emozione è enorme, irresistibile.
Già il goal di punta di Maehle è sembrato un preludio a qualcosa di epico. Il Danese che ha il piede caldo nella sua nazionale, sembra che stia cercando sempre più la porta, e il modo in cui l’ha trovata sembra il modo per mettere al sicuro il risultato, tanto da lasciare a Ruslan la possibilità in leggerezza di portare il suo atteso messaggio al mondo intero. E puntualmente, come da copione, come quando in quel film di Leone, Clint Eastwood estraeva la pistola ed atterrava tre ceffi, Malinowsky lascia di stucco l’intera difesa e piazza il suo primo goal al sette. Quì si compone la scena epica, con i suoi compagni, di tutte le nazionalità, lo avvicinano con grande attenzione. Lui sotto la maglia nerazzurra ha una maglietta bianca su cui in pennarello ha scritto “no war in Ukraine“. Quando tutti lo hanno festeggiato, carezzato, abbracciato, arriva il turco Demiral che sta al suo fianco e lo incoraggia a far vedere la maglietta.
Quasi non c’è il tempo per ritornare con le emozioni alla semplice attenzione alla partita che Boga propone a Ruslan l’occasione per piazzarne un altro e lui puntualmente esegue il tiro con la naturalezza e pulizia che esprime tutto il carico di tensione e sentimento che porta in corpo.
Altro show, altra vetrina. altre immagini destinate a rimanere nella storia, con quella maglia che per coincidenza resterà nel tempo, messaggera di pace.