Il Giro d’Italia è piombato nel lutto. Nel modo più drammatico e inatteso, nella tappa che, partita da Reggio Emilia, una delle città simbolo dell’Unità d’Italia dove è nato il tricolore, ha portato la carovana rosa fino a Rapallo. Il 25enne belga Wouter Weylandt, corridore della Leopard-Trek, è caduto rovinosamente ad una ventina di km dal traguardo bettendo la testa contro un muretto posto ai lati della carreggiata. Un impatto violento, secondo quanto raccontano i testimoni, in un tratto in discesa. Sembra che lo sfortunato ciclista si sia allargato per affrontare un tornato ma abbia toccato con il pedale sinistro il muretto rimbalzando e battendo violentemente fino a trascinarsi per molti metri. Prontamente soccorso, Weylandt è apparso subito in condizioni disperate. Sottoposto a pratiche di rianimazione per circa 40 minuti, è stato trasportato in elicottero ma ha cessato di vivere una volta giunto in ospedale. Weylandt è il quarto ciclista che muore sulle strade del Giro. Il primo incidente mortale accadde nel 1952 nella tappa Siena-Roma, vittima il padovano Orfeo Ponsin. Poi fu la volta dello spagnolo Juan Manuel Santisteban nella prima tappa del Giro d’ Italia del ’76. Nel 1986 il tragico destino toccò a Emilio Ravasio prima del traguardo di Palermo. L’ultimo incidente mortale risaliva al 1995, al Tour de France, quando cadde in discesa Fabio Casartelli. Tra le prime vittime delle corse ciclistiche, sessant’anni fa, Serse Coppi, fratello del campionissimo Fausto, che cadde sui binari nel Giro del Piemonte. Per la cronaca la terza tappa è stata vinta dallo spagnolo Vicioso, mentre Millar è la nuova maglia rosa. Ma tutte le cerimonie di premiazione sono state annullate in segno di lutto.