Il Natale aspettando il ritorno di Yara

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Il Natale degli Sportivi quest’anno ha il colore giallo. Come quello del nastro al braccio di Elisa Santoni, capitana della nazionale di ginnastica ritmica, e degli altri atleti che hanno partecipato alla Messa d’Avvento promossa dal Coni il 18 dicembre scorso. Era, ed è, il modo per testimoniare la vicinanza alla famiglia di Yara Gambirasio, la 13enne promessa della ginnastica ritmica scomparsa il 26 novembre scorso all’uscita dal Palazzetto dello Sport di Brembate Sopra. Yara è nei cuori, nei pensieri e nelle preghiere della gente, di chi ama lo sport, di chi vede nell’entusiasmo e nella passione di una ragazza la voglia di crescere e migliorarsi attraverso la pratica sportiva, di chi crede nello sport come maestro di vita. Il mondo dello sport vuole tenere viva la speranza di riabbracciare Yara, perché possa tornare alla sua passione, lo sport e la ginnastica ritmica. Il messaggio di speranza lanciato dal mondo dello sport resterà vivo, in prima pagina, fino al momento in cui Yara sarà stata trovata ed avrà fatto ritorno a casa, per riabbracciare i suoi cari, i suoi compagni di scuola e di palestra. Scoprirà, Yara, che l’Italia tutta la sta aspettando.

Yara è semplicemente speciale perché interpreta i sogni della sua età. Appartiene alla stragrande maggioranza di adolescenti che non fanno notizia perché ligi agli impegni assunti con l’istruzione scolastica e l’amore per lo sport. Yara è di quelle che hanno sposato virtù come il rispetto e l’educazione, assimilano i sani principi impartiti dai genitori e concorrono a rendere felice e salda la famiglia in momenti certamente difficili per tutti.

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Ci piace pensare che le luci in palestra si siano momentaneamente abbassate, pronte a riaccendersi quando Yara sarà pronta a scattare con i suoi attrezzi da farfalla sulle prime note della musica che accompagna l’esercizio di ritmica. Avrà avuto molto tempo per scaldare i muscoli, ma gli applausi scroscianti al termine dell’esecuzione varranno più di qualsiasi medaglia perché saranno liberatori e serviranno a nutrirla di infinito affetto. Non sappiamo cos’è accaduto, attendiamo solo il suo ritorno. Ci piacerebbe riunire tutti in un grande stadio e vederla sbucare dagli spogliatoi per ricevere una standing ovation e sentire inneggiare al suo nome. Avrebbe vinto lo sport, avrebbe vinto la vita.