Longevità sportiva

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Bernard Hopkins è diventato il più vecchio pugile iridato nella storia della nobile arte. E’ tornato in possesso della corona dei pesi mediomassimi Wbc alla veneranda età, sportivamente parlando, di 46 anni e 126 giorni. Il suo avversario, il 28enne canadese Jean Pascal, è stato battuto ai punti sulla base di un verdetto unanime della giuria. Insomma, una vittoria alla vecchia maniera, la 52esima in carriera per Hopkins, il quale ha scalzato dal piedistallo della longevità iridata per soli 24 giorni George Foreman, che conquistò il titolo dei massimi Ibf nel 1994 quando aveva 45 anni e 299 giorni, conservandolo fino all’aprile 1995. La storia di Hokpins è particolare perché ha iniziato a combattere all’età di 23 anni, avendo trascorso i precedenti cinque in prigione. Quarantenne, aveva deciso il ritiro, ma è tornato sul ring dopo la scomparsa della mamma alla quale aveva promesso di smettere con la boxe.

Di atleti duraturi sono piene le pagine sportive. Delle glorie italiane vanno ricordati Dino Meneghin, che ha smesso di giocare a basket a 44 anni e giocato anche contro suo figlio; la canoista Josefa Idem, sul podio olimpico a Pechino sempre a 44 anni; il portiere Dino Zoff, campione del mondo a 40 anni. A livello internazionale il più vecchio vincitore in assoluto resta lo svedese Oscar Swahn, argento alle Olimpiadi Anversa del 1920 nel tiro a volo a 73 anni. Ma non si può fare a meno di ricordare le imprese di Martina Navratilova, vincitrice dello Slam australiano a 49 anni e mezzo, e Merlene Ottey, che a 47 anni ha disputato i 100 metri ai mondiali di atletica di Berlino.

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La longevità sportiva significa innanzitutto buona tenuta fisica. Non v’è dubbio, comunque, che tra le motivazioni che spingono gli atleti a prolungare la carriera ci siano interessi economici, ovvero il sostegno di sponsor e, in molti casi, delle federazioni interessate ad assicurarsi testimonial di sicuro successo.