In questi giorni Cristiano Cividini si trova a Chablis, in Borgogna (Francia), e partecipa alle gare di qualificazione per i campionati del mondo attacchi, che si terranno la terza settimana di settembre in Normandia.
Professionista dell’equitazione, gestisce un maneggio a Cornate d’Adda, in Brianza, il Toorpapa Stable. Lui i cavalli li addestra. “Seleziono puledri e/o giovani promesse – dice – e poi li porto a livelli di gara”. Nella sua scuderia ce ne sono una ventina. Tutti purosangue. Tutti adatti alle gare. “Di cavalli ce ne sono tanti – continua nel suo racconto Cividini -, poi come succede nel calcio, di squadre ce ne sono tante, ma che giocano in Serie A sono solo 20. Così succede anche nell’equitazione. Di cavalli che possono competere ad altissimi livelli ce ne sono pochi”. E nella sua scuderia, naturalmente, alcuni sono annoverati fra questi. “In Italia siamo ancora indietro rispetto a nazioni del Nord Europa, Nord America e Usa. C’è ancora molto lavoro da fare”.
Nelle gare di Chablis Cividini si è portato Gladiator, un cavallo di 10 anni. Ma come si sviluppano le gare degli attacchi?
“Principalmente sono fatte di tre prove – spiega Cividini -. La prima gara è una prova di dressage, si basa sulla qualità del cavallo, che si deve muovere in un rettangolo prestabilito. La seconda è una prova di velocità e resistenza, che avviene in campagna in un percorso obbligato. La terza, infine, è una sorta di percorso a ostacoli. Non c’è nulla da saltare, ma, per esempio, occorre passare in passaggi stretti dove si ha un agio di pochi centimetri”.
In queste prove è chiaro che il rapporto che si instaura con il cavallo è fondamentale e se si ha avuta l’opportunità di poterlo addestrare il binomio diventa inscindibile. Cavallo e cavaliere sono un tutt’uno e il cavallo sa perfettamente come rispondere ai comandi del conduttore.
“I cavalli si distinguono in due categorie – dice ancora Cividini -. Una fase giovanile che va dai 4 ai 7 anni; poi il cavallo si fa “adulto” e maturo e sui 10 anni esprime tutta la sua abilità”.
Per i cavalieri si inizia con un cavallo della scuderia, ma più si avanza con la carriera si arriva ad avere il cavallo di proprietà. I campioni, quelli di altissimo livello, vengono addirittura scelti per far gareggiare i cavalli altrui, legati a sponsor.
Un lavoro di una passione che per Cristiano Cividini si è trasformato nella vita di tutti i giorni. O si sta alla scuderia o si è in giro a gareggiare. Ogni tanto fa tappa anche a casa, a Dalmine. Ma è difficile trovarlo lì. Perché lui preferisce passare il tempo a sussurrare ai cavalli quello che devono imparare a fare.