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Il lockdown della serie A

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Simone Fornoni

La fumata grigia del 3 aprile? Non cambia le carte
in tavola. O d’estate, compilando il calendario
entro metà maggio, o niente. Con mercoledì 20
come ora X della ripresa. E l’obbligo che pure la
Coppa Italia s’incastri con Europa e Champions
League, leggi Atalanta e quarti di finale da
sorteggiare. Senza più margini per essere
disputate a campionati conclusi, una volta
rinviate le Nazionali a settembre per 28 mesi filati
fino ai Mondiali decembrini di Quatar 2022
passando per Euro 2021 a giugno.
Per i titoli di coda al 2019-2020 servono 45 giorni,
giocando ogni 3-4, al netto degli allenamenti, che
non è detto riprendano all’indomani del lockdown
del 13 aprile. Le società di A, in bilico sugli
stipendi (taglio di 1 o 4 mesi, come vuole
l’Assocalciatori?), pur divise in tre blocchi
contrapposti, dai favorevoli (solo il Lecce tra le
pericolanti) ai contrari sfumando nel realistico
attendismo delle due nerazzurre lombarde, si
preparano a sudare la maglia per il clima bollente.
Bilanciato dalla doccia gelata dell’assenza di
pubblico, l’ennesima per un calcio già
finanziariamente in ginocchio, ma almeno pronto
a fare Lega al motto di “We are one team” a
sostegno della lotta al Coronavirus. Che la
governance del pallone tardi a decidere è scontato.
Prima la salute. Pubblica, non solo quella dei
calciatori, marginalmente toccati dalla pandemia
che ha soffittato la sfera di cuoio a nemmeno due
settimane dal cambio di stagione climatica.
Vista la ventilata esclusione delle squadre belghe a
Jupiler League dichiarata chiusa col Brugge
campione senza l’ultima giornata e i playoff,
incombe la minaccia di Uefa ed Eca (leggi, Andrea
Agnelli), l’associazione dei 280 club di coppe: per il
capo dei capi Aleksander Ceferin chi crede di aver
seppellito la stagione è fuori dalle coppe.
Un pronunciamento seguito alla letterina della
vigilia, proprio quando il suo vice Michele Uva,
sulla Gazzetta dello Sport mercoledì 3 aprile,
prima dell’Assemblea della Lega di Serie A, aveva
addolcito il bastone ufficiale con la carota ufficiosa
dell’assistenza solidale di Nyon alle 55 leghe
europee.
Zero alternative alla fine posticipata come minimo
al 3 agosto: a cancellare la ritrosia per il muro
infranto del 30 giugno, la Fifa per i contratti e i
governi per i bilanci.
Appuntamento alla prossima puntata. Occhio: la
federazione europea non ha potere coercitivo sui
singoli campionati, ma sulla data per la
comunicazione-richiesta delle licenze per CL ed EL
sì, eccome

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