Il siparietto è dei più simpatici. Due campioni si passano il testimone: uno è svedese, Glenn Stromberg, l’altro è Beppe Bergomi, per tutti lo Zio. A entrambi è stato assegnato il premio “Uomo di Spot”. Glenn lo ha ricevuto l’anno scorso, Bergomi è il campione scelto per ricevere il premio quest’anno. Sullo sfondo una foto del 1987: Inter-Atalanta. La partita sta per iniziare e i due capitani si scambiano i tradizionali gagliardetti con tanto di stretta di mano. La cosa viene ripetuta in sala a mo’ di carrambata.
Beppe Bergomi si dimostra campione anche nella vita. Non si sottrae alle domande dei giornalisti, ai selfie degli invitati, alle strette di mano che tutti gli vogliono stringere per complimentarsi. E lo fa sempre con il sorriso sulle labbra.
I giornalisti prima ancora che l’evento celebrativo inizi lo incalzano con le domande che appassionano i tifosi di calcio: la Nazionale e l’Atalanta tengono banco.
Cosa pensi di Rino Gattuso ct della Nazionale? “Attenzione – dice Bergomi – guardate che Rino non è solo grinta e determinazione. Lui giocava bene a calcio. E io sono convinto che porterà dentro la squadra dell’Italia anche questa caratteristica. Mi aspetto che faccia bene, anche se sarà difficile per la Nazionale qualificarsi subito. Anche se battiamo la Norvegia dobbiamo avere una differenza gol notevole e per tradizione la Nazionale italiana non ha mai fatto tanti gol”.
E cosa pensi della partenza di Gasperini verso Roma e dell’arrivo di Juric? “Io a Gasperini do tanti meriti – dice ancora Bergomi -. Quando ho lavorato nel settore giovanile dell’Atalanta c’era Colantuono. Era l’anno dei 6 punti di penalizzazione e l’Atalanta in quella stagione fece 52 punti. Ma era un’altra Atalanta. Oggi è stata trasformata proprio da Gasperini. Di Juric non considero la stagione appena conclusa, che per lui è stata difficile. Ho in mente lo Juric di Verona e Torino. Vediamo cosa dirà il campo”.
E anche chi rimane, perché se vanno via Lookman e Ederson… “Io Ederson non lo venderei mai. Per me è un giocatore fondamentale ed è l’esempio di come Gasperini sappia cucire un abito su misura ai calciatori dandogli un ruolo preciso per le esaltare le loro caratteristiche”.
Ma quando sali su una Ferrari, la macchina va già forte di suo. Juric può essere favorito da una squadra che ha già una sua identità? “Non sono così sicuro. Ogni allenatore vuole dare la propria impronta. E con Juric è una scommessa aperta”.

Come sempre la sala del Ristorante Bigio di San Pellegrino Terme è piena di campioni ed ex campioni del mondo dello sport: sul tavolo del premiato siedono Oreste Perri, pluricampione olimpico di canoa, Paolo Casarin, ex arbitro internazionale oggi 86enne ambasciatore dello sport romantico e di buone maniere; Lara Magoni, ex campionessa dello sci europarlamentare nonché delegata del Coni per Bergamo; Leonardo Mazzoleni Bonaldi, fondatore dell’Associazione degli allenatori di calcio; Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell’Atalanta; Michelle Quarenghi, figlia di Angelo Quarenghi cui è intitolato il premio e che quest’anno la clinica di famiglia specializzata nella riabilitazione neurologica e ortopedica festeggia i suoi primi cento anni e lo fa aprendo un centro anche nella città di Bergamo.
E poi tra i tavoli ex calciatori, come il già citato Stromberg, Adelio Moro, Marino Magrin con il figlio Michele e gli ex ciclisti Ivan Gotti, Flavio Giupponi con tutta la schiera degli allievi del prof. Mario Sturla e Norma Gimondi, figlia del grande campione delle due ruote che proprio in Valle Brembana porterà il Gimondi Camp per far vivere ai ragazzini il piacere e i valori della bicicletta, così come li seppe trasmettere Felice.
Beppe Bergomi è conosciuto dai più giovani per essere il cronista tecnico accanto a Fabio Caressa nelle telecronache delle gare più importanti mandate da Sky. Il suo è sempre un commento preciso, misurato ed equo. A questo aggiunge l’attività di allenatore, oggi della Berretti dell’Inter.

Ma per i diversamente giovani, Bergomi è il campione mondiale di Spagna 1982. Era all’esordio e aveva soltanto 18 anni. Da lì una lunga carriera lunga lo ha portato ad essere il calciatore con più presenze in Coppa Uefa prima ed Europa League poi (96). Sempre con la maglia dell’Inter è stato il giocatore con più presenze in Coppa Italia: 119. È stato il più giovane calciatore dell’Inter ad aver debuttato in Coppa dei Campioni a soli 17 anni. È stato il più giovane calciatore italiano ad aver vinto un campionato del mondo ed è stato il primo difensore ad aver realizzato una doppietta con la maglia della Nazionale italiana.
Nella sua bacheca c’è uno scudetto vinto con l’Inter nel 1988-89; una Coppa Italia 1981-82; una Supercoppa italiana nel 1989.
Prima dell’assegnazione del premio scorrono le fotografie che ripercorrono la carriera di Beppe Bergomi e lui con una memoria formidabile ricorda partite, avversari e aneddoti. Lo fa come se nella sua mente ci sia un filo rosso permanente che unisce il suo essere stato calciatore all’oggi di allenatore e commentatore tv.
Ma come ci sei finito in tv quando hai appeso le scarpe al chiodo? “Io – risponde Bergomi – non volevo smettere di giocare a calcio. Però nel nostro mondo o capisci da solo quando devi smettere o te lo fanno capire. A me lo hanno fatto capire”. Chi? “Non voglio fare polemica. Comunque qualche giorno dopo fuori casa mia vedo una macchina rossa. Scendono Caressa e il direttore dell’allora Tele+ e mi chiedono se voglio lavorare con loro. E oggi sono a ancora a Sky a commentare le partite con Fabio Caressa”.