Felix proiettile umano a Mach 1,24

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Impresa a metà tra sport estremo e scienze aerospaziali quella compiuta dal 43enne austriaco Felix Baumgartner, che è riuscito a infrangere la barriera del suono lanciandosi dalla quota di 39.043 metri, raggiunta a bordo di una capsula agganciata a un pallone stratosferico, e raggiungendo la velocità di 1.342 km/h pari a Mach 1,24. Una caduta libera durata 4 minuti e 19 secondi, iniziata con una temperatura di 57 gradi Celsius sotto zero e affrontata con una tuta pressurizzata sviluppata per la missione denominata Red Bull Stratos. La salita verso la stratosfera, durata due ore e 48 minuti, e il successivo lancio sono avvenuti sopra il New Mexico, in corrispondenza di Roswell, località rimbalzata alle cronache nel 1947 richiamata per il ritrovamento di detriti attribuiti a Ufo.

L’impresa di Baumgartner è assolutamente reale, al punto di essere stata interamente documentata e trasmessa in diretta televisiva streaming. Il ritardo di circa mezzo minuto avrebbe consentito l’interruzione delle immagini qualora si fosse verificato un incidente. Per fortuna l’intera fase ascensionale, ma soprattutto la discesa si è svolta secondo quanto prestabilito, con Baumgartner che è riuscito in pochi secondi a regolare l’assetto e stabilizzare il corpo rispetto alla traiettoria di caduta. In caso contrario l’onda d’urto che si sviluppa nel superamento della barriera del suono avrebbe potuto avere conseguenze disastrose. E’ la prima volta che un uomo si lancia senza protezione alcuna da una quota così proibitiva, dopo il tentativo effettuato nel lontano 1960 dal colonnello americano Joe Kittinger, presente nella sala di controllo della missione Red Bull Stratos, che resta in possesso del primato assoluto di caduta libera pari a 4 minuti e 36 secondi. Raggiunta la velocità massima, dopo 4’19″ Felix Baumgartner ha aperto il paracadute che lo ha portato a toccare terra nel deserto del New Mexico dopo altri 4 minuti e 44 secondi. Ora può vantare tre record: velocità massima in caduta libera (1.342 km/h) e quota maggiore di lancio (39.043 metri) che corrisponde anche alla massima altezza raggiunta a bordo di un pallone stratosferico.

“A volte bisogna salire molto in alto per capire quanto siamo piccoli sulla Terra” – proferito Baumgartner dopo aver portato a compimento la sua missione. Una frase che non potrà mai diventare celebre come quella di Neil Armstrong sulla Luna, ma aiuta a dare significato a questo tipo di risultato.

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La ricerca scientifica ha fatto sicuramente passi in avanti, avendo messo a punto una tuta che ha consentito di mantenere la pressione a valori minimi. E poi c’è l’abilità di Baumgartner a sfruttare l’aria rarefatta per raggiungere velocità limiti e poi adeguarsi alla pressione atmosferica crescente durante la caduta. Senza tenere conto dell’aspetto psicologico e della straordinaria preparazione ad affrontare l’impresa avendo consapevolezza di essere a metà tra la terra e lo spazio.