Ancora una volta è l’armata biancoverde a sollevare il trofeo aggiudicandosi l’ultima partita della stagione (serie finale 4-1: gara 5 79-63 al PalaTiziano). Tutti i pronostici, che vedevano Milano, poi Varese, poi Sassari davanti alla squadra di coach Banchi si sono dovuti arrendere all’evidenza di un “sistema” dimostratosi ancora una volta il migliore in Italia. Questo ad onore e merito dei senesi, ma anche a testimoniare la pochezza di una reale alternativa, con le avversarie impegnate chi più chi meno con problemi di ogni tipo. E il segreto stà proprio nel come affrontare e ovviamente superare questi problemi. Siena ha un sistema, efficace ed infallibile, cambiano gli allenatori, i giocatori ma l’ambiente resta legato a questa formula che di magico non ha nulla, ma che si rivela ancora una volta efficace nel momento topico. In pochi onestamente avrebbero creduto che la squadra naufragata in gara 1 al Forum contro l’Armani Jeans si sarebbe aggiudicato l’ottavo titolo (il settimo consecutivo) pochi giorni dopo. La formula “asfissiante” dei play-off, non ha infatti aperto una grande finestra temporale fra la prima e l’ultima gara disputate, ma a riguardarle sembra davvero trascorsa un’eternità.
Complimenti a Luca Banchi, Marco Crespi, Alessandro Magro, Giustino Danesi e tutto il loro staff che ha portato nuovamente in Toscana il tricolore, esaltando le doti di Bobby Brown, “ringiovanendo” il cuore italiano del capitano Carraretto e di Tomas Ress , completando la crescita esponenziale di David Moss, consegnando al basket italiano un nuovo leader: Daniel Hackett, giustamente premiato come MVP della finale. Un patrimonio che Simone Pianigiani, saprà ben custodire e sfruttare.
Un applauso lo merita anche l’Acea Roma, meritoria finalista, giunta probabilmente al massimo di quanto poteva esprimere e per questo da “ammirare” al di là della sconfitta finale. Bello anche l’entusiasmo riportato sulle rive del Tevere, una piazza che (come purtroppo molte altre) ha rischiato di scomparire ed ora vede decisamente più rosa l’orizzonte, nonostante i probabili addii eccellenti a fine stagione (Datome, Lawal). Unica nota stonata, il clima “calcistico” (nel senso peggiore del termine) venutosi a creare attorno a gara 5. Ambiente “riscaldato” non sole dal solleone estivo, ma anche da dichiarazioni poco concilianti di presidente ed allenatore giallorossi, ai quali va dato sicuramente il beneficio del dubbio su talune decisioni arbitrali piuttosto discutibili, ma che devono comunque sempre ricordare il ruolo e la posizione che occupano. E’bastata una scintilla (reazione decisamente poco sportiva di Brown ad un contatto di gioco), per fare divampare il fuoco della polemica, dentro (Calvani espulso per doppio tecnico) e fuori dal parquet (pubblico inferocito, arbitro Paternicò costretto a finire la partita con un vistoso cerotto a causa di una ferita procuratagli da un oggeto volato in campo dalle tribune). Queste “pessime abitudini” stiamo cercando di estirparle anche dal calcio, meglio non provino ad attecchire altrove.
( commento di Luca Polesinanti )