Eugenio Sorrentino
In quattro giorni, da mercoledì 12 a sabato 15 maggio, l’Atalanta ha chiuso i conti assicurandosi l’accesso alla Champions League, salendo a quota 78 che rappresenta il record di punti stagionali eguagliato e mettendo una ipoteca sul secondo posto, che verrà deciso dopo l’ultima sfida di campionato, al Gewiss Stadium con il Milan. Prima, però, c’è l’occasione di riportare a casa la Coppa Italia, unico trofeo messo in bacheca nella storia dell’Atalanta 48 anni fa. Per fare sì che le si possa affiancare non proprio una gemella, ma una versione moderna e con tanto di sponsor, occorreva creare i presupposti affinché i giocatori di Gasperini potessero arrivare alla finale con la Juventus del 19 maggio senza l’assillo della qualificazione alla Champions. Ci sono riusciti scendendo in campo allo stadio Ferraris di Genova e ottenendo la vittoria e i tre punti che servivano per liberare la testa dai pensieri. Ma ciò che nel primo tempo sembrava facile, è diventato complicato nella ripresa per effetto di gentili concessioni difensive che non sono andate giù all’allenatore e alla fine mitigate dal triplice fischio dell’arbitro, giunto a rasserenare tutti. E’ finita con un 4-3 che rende merito a chi ha prodotto di più e giocato meglio. Il solito Malinovskyi, nelle ultime dieci partite sempre presente come uomo assist o marcatore nelle azioni da gol dell’Atalanta, e Duvan Zapata, sono stati i mattatori della prima parte di gara, scambiandosi i favori e andando a segno. Il terzo del reparto offensivo, il russo Miranchuk schierato dall’inizio, benché non abbia trovato la rete, si è mosso bene e appare sempre più maturo per il salto di qualità nella gerarchia atalantina. Gosens ha firmato il gol numero 11 ritrovando la sponda di Hateboer. La squadra di Gasperini ha giocato da protagonista il primo tempo, dopo che all’inizio Gollini e il palo l’hanno salvata dalla capitolazione repentina, con un gioco di assoluto spessore europeo che ormai ha imparato a esprimere con continuità, sostenuto da due solide pedine mediane come De Roon e Freuler. Nel secondo tempo, dopo l’avvicendamento tra Freuler e Pasalic e Zapata e Pessina, il Genoa diventato a trazione anteriore da Ballardini ha approfittato delle disattenzioni difensive per colpire. Lo ha fatto con Shomurodov che, dopo il poker di Pasalic e il penalty provocato dalla mano di Gosens e trasformato da Pandev, ha replicato nel finale di gara, quando però l’Atalanta non ha più sbagliato nel reparto arretrato, mancando semmai di assestare un altro colpo.