Simone Fornoni
Bergamo, martedì 3 novembre 2020, minuto 36 del secondo tempo di una partita cominciata storta e mai raddrizzata. C’è un ragazzo bergamasco della Valle Brembana che per la prima volta entra a difendere i colori dell’Atalanta dei grandi e cerca di aggiustare parzialmente il tiro. C’è chi si domanda per quale motivo il sostituito ovvero il titolare fosse Johan Mojica e non lui. In capo a un ottovolante cronometrico, senza che si rischiasse praticamente più di appesantire l’imbarcata, Matteo Ruggeri da Zogno ha sfiorato il gol della bandiera, giusto per sporcare l’avvilente cinquina sulla gobba dal Liverpool, grazie al pallone girato col preferito mancino direttamente dal servizio di Ruslan Malinovskyi dalla bandierina sinistra. La puntuale difesa del palo di competenza di Alisson ha impedito l’exploit nell’exploit di un ragazzo appena maggiorenne (11 luglio) che però, c’è da scommetterci, ha appena imboccato una strada che potrebbe portarlo molto lontano.
In nemmeno nove anni dalla Zognese (98) alla Champions League, mica male. Che la stoffa ci sia sempre stata può testimoniarlo chi l’ha visto giocare nelle giovanili nerazzurre e non solo. Eppure basterebbe la promozione dalla Primavera accordatagli da Gian Piero Gasperini, uno che di esterni ci capisce e che si sente in dovere di aggregare questo spilungone dalla dinamite nel piede sinistro cui manca il senso del gol per completare un repertorio tecnicamente piuttosto completo. Perché sa difendere, pur non avendo ancora l’istinto per le diagonali in chiusura alla Gianpaolo Bellini, suo vice capo nell’Under 19 di famiglia, rilanciare l’azione, crossare, offrire sponde, calciare da fermo. Qualunque specialità serva, lui la estrae dal cilindro. Partito coi bambini rossoblù agli ordini di Alessandro Bonacina nel lontano ma non troppo 2008, pronti via, il reclutatore di Zingonia Raffaello Bonifaccio, per tutti il Maestro, in capo a qualche tempo comincia a scrutinarlo e dopo un annetto con provini a cadenza settimanale il destino si compie. Pur senza dimenticare il primo amore, la squadra del paese, che torna a visitare alla prima occasione libera da incombenze zingoniane. Massimo Brambilla, nell’ammiraglia del vivaio atalantino, è riuscito a valorizzarlo facendolo partire da backup del telgatese Giorgio Brogni, un 2001. 43 match e 2 reti, tutte in Under 17, e una quindicina di assist più la trafila azzurrina, parlano da sole. L’epopea dal Campo Polli al Gewiss Stadium è soltanto all’inizio. L’Europa chiama. Anzi, l’ha già fatto e continuerà a farlo.