Il calcio è dei tifosi

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Federica Sorrentino

C’era una volta il calcio. E c’è ancora, per fortuna. Per un giorno o due, nelle ore successive alla vittoria ottenuta in campionato dall’Atalanta sulla Juventus, si è temuto un autentico scisma, con il tentativo a tutti ben noto di creare un gruppo elitario di squadre inamovibile e tutto il resto del mondo del calcio europeo relegato ai piedi di una sorta di Monte Olimpo artificiale. Sarebbe stata, diciamolo a chiare lettere, pura blasfemia verso i valori autentici e sacrosanti dello sport in generale, dove a vincere deve essere il merito.

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Un disegno motivato chiaramente dalla prospettiva, da parte di questo gruppo di squadre scissioniste, di recuperare le pesanti perdite dei rispettivi bilanci societari. Un tentativo stroncato dalla politica e dagli stessi appassionati del pallone, la cui veemente reazione ha provocato il definitivo fallimento di questo insano progetto.

“Il calcio è dei tifosi”, le prime parole pronunciate dall’AD atalantino Luca Percassi, il quale ha declinato poche e sagge riflessioni, sottolineando come “i valori della meritocrazia siano le fondamenta democratiche dello sport e del calcio in particolare” e riprendendo quanto dichiarato dal Presidente UEFA Aleksander Ceferin: “abbiamo bisogno delle storie di squadre come l’Atalanta, la gente deve sapere che tutto è possibile, che tutti hanno un’occasione di vincere. Il calcio è dinamico e imprevedibile. Questo lo rende un gioco così tanto bello”. Il gioco è tale quando i protagonisti hanno la possibilità di sognare. Insieme agli attori in campo ci sono i tifosi, che non sono solo spettatori ma sono partecipi e co-protagonisti dello spettacolo calcistico. La loro assenza è una anomalia dovuta all’emergenza sanitaria, ma non più diventare la regola con la sola trasposizione al piccolo schermo.

Il gioco del calcio è disciplina che ha visto calciare il pallone nelle piazze e negli oratori, impossibile abdicare al sogno e alla poesia che lo accompagna. La popolarità del calcio risiede fondamentalmente nella passione, lo stesso travolgente sentimento che ha portato i tifosi a far sentire la propria voce contrariata dinanzi ad una scelta legata a puri interessi economici.

Abbiamo sempre detto che lo sport è maestro di vita, fatto di valori positivi, di competizione sana, con regole uguali per tutti per misurarsi alla pari e arrivare al risultato per merito sportivo. Non ci sarebbero i grandi club senza tutti gli altri, pronti a fare lo sgambetto e sovvertire i valori.