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Sostituzioni quanto basta

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Simone Fornoni

L’Atalanta e il cambio di disciplina in corsa quasi senza accorgersene. A cantarglielo chiaro è l’uomo che tollera già a fatica vedersi alzare dalla panchina il tris normalmente consentito: “Con cinque sostituzioni diventa basket”. Gian Piero Gasperini da Grugliasco, patrono delle rose ristrette e delle squadre corte, è nemico giurato della deroga regolamentare per alleggerire la pressione della maratona pallonara sull’impianto osteomuscolare. “Cambiando fisionomia, le formazioni tenderanno ad allungarsi nel finale”, il Gasp-pensiero, sciorinato alla Rosea a fine maggio, tipico dell’integralismo di chi vuole sempre provarci anche a risultato in cassaforte.

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Nel caveau delle risorse da investire nello sprint da 13 match in 43 giorni dell’estivo a porte chiuse, la governance del calcio ha inteso metterci una formula teoricamente a favore delle panchine lunghe delle big, coi rimpiazzi tecnicamente all’altezza. Non che quassù manchino seconde o anche prime linee per regalare requie agli intoccabili, i 14 del collettivo dalle 20 timbrate stagionali in su. Le riserve in bilico con la titolarità sono Luis Muriel, Mister 1 Gol ogni 76 giri di lancetta, più Mario Pasalic, Ruslan Malinovskyi e un Timothy Castagne sotto la ventina con 17 di cui sole 12 in campionato. Niet lo stesso, dal comandante in capo dell’armata bergamasca, all’IFAB e al Consiglio Federale sulla modifica temporanea del 20 maggio alla Regola 3 che consente tre interruzioni della partita oltre all’intervallo (più un’eventuale quarta ai supplementari) per fare cinquina: “Come cambiare il motore a metà corsa”. Il cahier de doleance avverso alla rivoluzione del referto sposta il tiro della metafora dalla palla a spicchi alle sgommate su circuito: “Con 10 giocatori nuovi si disinnesca il merito di chi è preparato a vincere alla distanza. Così ci si allunga, ci si scopre. E chi ha detto che si evitano gli infortuni?”. Bocciatura senza appello da chi la doppia sostituzione sottesa alla logica delle cinque la concepirebbe al massimo a fini di standing ovation per chi esce. E sì che di scommesse da trasformare in certezze, al di là di un gruppo ricco e abbondante, il profeta del 3-4-1-2 ne avrebbe. Da Adrien Tameze, 11 minuti tra Fiorentina e Lecce, a Bosko Sutalo e Lennart Czyborra-Raoul Bellanova. Passando dal quartetto d’archi baby Colley-Traore-Piccoli-Cortinovis aggregato alla ripresa. Se non vedranno l’orchestra col binocolo, poco ci manca.