Sursum corda, Martina

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Sursum corda, la locuzione richiamata nel rito della Messa in lingua latina, significa “in alto i cuori”. Ma è anche e soprattutto esortazione a non lasciarsi abbattere e forma di incoraggiamento. Martina Caironi, campionessa paralimpica e mondiale nei 100 metri categoria T42 oltre che detentrice del record assoluto sulla distanza, nonchè iridata anche nel salto in lungo, sembrava avesse risalito davvero le asperità della vita reagendo da par suo al terribile incidente occorsole nel 2007 in cui ha perso una gamba e si è ritrovata amputata dal ginocchio in giù e dunque costretta a usare l’arto artificiale. Invece la 24enne bergamasca ha voglia di stupire, innanzitutto se stessa, continuando a mettersi alla prova. E così sabato 24 agosto ha scalato la torre Stabler, la seconda vetta del Vajolet, sul Catinaccio, nelle Dolomiti. Il riassunto della prova è in cinque tiri di corda per complessivi 205 metri di dislivello per raggiungere la vetta. “E’ stata dura – racconta Martina – perché la protesi non mi permetteva di piegare a sufficienza la gamba sinistra. Ho usato quindi l’arto artificiale come puntello sulla roccia e ho fatto forza sulle braccia. La mia guida è stata molto brava aiutandomi e incoraggiandomi così come i tre amici che mi hanno accompagnata”. La campionessa paralimpica bergamasca ha mantenuto così la parola con l’associazione Fassa Lux, che l’aveva invitata a provare l’esperienza sulle pareti dolomitiche. Non ci sono parole per plaudire alla grande forza d’animo e al coraggio che Martina esprime nelle sue esperienze sportive. Proviamo a prendere in prestito un’espressione che ha fatto epoca nel cinema da commedia: eccezionale veramente.

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