A Milano lo scudetto del basket

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campiona4Sono passati 18 lunghi, interminabili anni dall’ultima gioia per i tifosi delle scarpette rosse. Finalmente la lunga attesa è finita, con il successo 74-67 in gara 7 su una indistruttibile Montepaschi Siena, la Armani Jeans ha riportato a Milano il tricolore. Una intera generazione ha vissuto senza poter godere di questo momento, con la famiglia Gentile a fare da trade-union fra passato, presente e probabile futuro (nonstante la scelta al numero 55 del draft NBA, con destinazione Houston, il capitano di Milano resterà in Italia almeno il prossimo anno).

Il papà Nando passa il testimone all’erede più giovane, Alessandro, uomo simbolo di questa nuova generazione. Discusso, discutibile per gli atteggiamenti sul campo, di certo non amato dagli avversari e magari anche da qualche tifoso meneghino ma indiscutibilmete un vincente. Non a caso nella gara 6 giocata al PalaEstra, con le spalle al muro, ha mostrato ancora una volta gli attributi trascinando i compagni fino all’ultimo possesso deciso da un buzzer-beater di Curtis Jerrels, altro oggetto misterioso fino alla serie finale, nella quale ha però messo mattoni decisivi (vedi gara 1).

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E ora? La gioia del patron Giorgio Armani, la “presenza” del GM Portaluppi, la calma olimpica del coach Luca Banchi (unico allenatore della storia Olimpia a centrare il successo al primo tentativo), la meta raggiunta finalmente dal presidente Proli dopo tanti bocconi amari, un quadro idilliaco che ora non vuole di certo rovinarsi o stravolgersi. Ora si vuole ripartire da questi uomini e da quelli che sul parquet hanno conquistato il campionato, per iniziare un ciclo vincente in Italia e perchè no in Europa, in fondo questa Eurolega ha dimostrato come il valore dei biancorossi non sia da sottovalutare anche fuori dei nostri confini.

E’ stata una serie finale magnifica, la prima terminata a gara 7, mai si era giunti a tanto in Italia e di sicuro mai si erano visti tanti “uomini veri” giocarsi tutto sul campo. Una storia incredibile quella di Siena, se fossimo Oltreoceano sicuramente fra qualche anno un regista hollywoodiano ne acquisirebbe i diritti per farne un blockbuster. Società distrutta dalla gestione dei trionfi precedenti, squadra smantellata e saccheggiata non solamente in estate, un gruppo che stentava a trovare una propria identità, cementatosi attorno al vero eroe di questa storia, il coach Marco Crespi. Un altro che siede sulla panchina da tanti anni, ma che mai come in questa stagione ha mostrato un lato umano di cui tutti gli appassionati senesi e non solo, si sono innamorati.

E fra i giocatori meritano più di una nota di merito Hunter, Carter e l’inossidabile Tomas Rees da una parte, Samuels e Melli dall’altra. Oltre ai soliti Moss (poker di successi per lui) e Langford, che hanno espresso un valore così elevato durante la stagione da fare passare sottotono le prestazioni “normali” di questa finale.

Il basket italiano riparte da questo dualismo, destinato inevitabilmente a scomparire per la tempesta che ha travolto la Siena ad alti livelli. L’ennesima testa coronata decapitata da un sistema che stritola tutte le società che non sono in grado di programmare il proprio futuro su basi più che solide. Vedere ad oggi navigare nelle serie minori realtà come Fortitudo Bologna, Treviso e la prossima Siena fa davvero male al cuore, con la speranza che presto le si possa ritrovare nel massimo campionato per fare sì che la pallacanestro italiana torni veramente alla competitività che spetta ad un pubblico appassionato, caloroso e corretto come solo questo sport sa esprimere.

(commento di Luca Polesinanti)