Campionati Afghani, la Valcar-Travel & Service monopolizza il podio con le sorelle Hashimi e Rezayee

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di Marco Cangelli
La vittoria non rappresenta semplicemente un traguardo sportivo. A volte nasconde dietro di sé valenze personali difficilmente comprensibili senza un attento approfondimento.

È il caso delle quarantanove atlete che hanno preso parte al campionato afghano di ciclismo femminile andato in scena ad Aigle e che ha visto l’affermazione di Fariba Hashimi davanti alla sorella Yulduz e alla compagna di squadra Zahra Rezayee.

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Dietro questo successo c’è una storia particolarmente tormentata che ha visto le tre sportive in forza al team bergamasco Valcar-Travel & Service lasciare il proprio Paese d’origine per sfuggire dalle possibili vendette portate dai talebani, tornati alla guida del Paese dopo il colpo di Stato avvenuto lo scorso anno.

Il trionfo condiviso con le colleghe e le lacrime riverse sul podio sono state un simbolo di liberazione per Fariba dopo il viaggio compiuto dall’aeroporto di Kabul a quello di Fiumicino il 27 agosto 2021 attraverso un viaggio umanitario organizzato dal Ministero degli Esteri.

Accolte prima ad Avezzano e poi a Schio dall’ex campionessa del mondo Alessandra Cappellotto in compagnia di altre tre ragazze, Fariba e Yulduz hanno progressivamente ritrovato la passione per la bicicletta grazie all’impegno promosso dall’iridata veneta e dalla squadra di Bottanuco guidata da Valentino Villa che non hanno mai dubitato del loro talento.

La tripletta di Hashimi e compagne ha quindi ripagato il lavoro dei tecnici e della famiglia Villa che ha seguito con attenzione i cinquantasette chilometri della prova organizzata che hanno visto al via oltre quarantanove concorrenti provenienti da Paesi come Italia, Germania, Svizzera, Francia, Canada dove si sono rifugiate.

Fra loro anche Masomah Alizada, prima ciclista afghana a prendere parte alle Olimpiadi con la bandiera dei rifugiati che ha voluto lanciare un importante messaggio all’interno mondo sportivo: “Tutte queste ragazze sono oggi vincitrici. Perché sono qui in Europa e sono al sicuro, sono vive. Noi abbiamo dimenticato le donne in Afghanistan, ogni giorno la situazione è sempre più pericolosa – ha sottolineato Alizada -. Le regole contro le donne sono sempre più dure. Questo campionato ha acceso l’attenzione sulla condizione della donna: noi siamo portavoce di tutte quelle donne che urlano e protestano in mezzo alla strada e vengono uccise. Noi cicliste, qui, siamo la loro voce. Non era importante vincere oggi, perché oggi hanno vinto tutte“.

Questa manifestazione ha colpito anche il presidente dell’Unione Ciclistica Internazionale David Lappartient che, in compagnia della direttrice del Tour femminile Marion Rousse, ha fortemente voluto la kermesse: “Sono immensamente orgoglioso di aver contribuito all’organizzazione dei Campionati femminili su strada dell’Afghanistan 2022 – ha spiegato sui social il numero uno del movimento internazionale -. La missione di UCI è aiutare i corridori a realizzare i loro sogni sportivi, e non avremmo potuto raggiungere questo obiettivo senza la dedizione di tutti gli stakeholder. Congratulazioni a tutti i nostri corridori afghani“.

Il futuro di Fariba e Yulduz Hashimi appare ora più limpido complice l’aiuto del patron dell’Israel Premier-Tech Sylvain Adams che, in vista della costituzione di un team femminile, ha deciso di offrire loro un contratto fra le prof.