Krueziger c’è, Hesjedal incalza

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I giganti cadono e poi si rialzano. Quando accade in bicicletta la resurrezione sportiva assume valore d’impresa e, vada come vada al traguardo finale di una corsa a tappe, lenisce le fatiche e le delusioni patite. Il Giro d’Italia si fa duro nelle ultime tappe e non smentisce i colpi di scena, soprattutto quando non c’è un corridore in veste di cannibale. Ecco allora che Roman Krueziger, dopo aver patito una crisi che sembrava irreversibile nella tappa di Cortina, rinasce imponendosi si un traguardo di montagna dell’Alpe di Pampeago altrettanto impegnativo. L’arrivo in salita, dopo quasi 200 km di gara, richiede uno sforzo supplementare dopo una lunga serie di strappi. Kreuziger decide di attaccare sul passo Lavazé, si lascia alle spalle il canadese Hesjedal, staccato di 19″ e la maglia rosa dello spagnolo Joaquin Rodriguez a 32″. Il Purito conserva il primato per soli 17″ su Hesjedal che è già diventato la vera sorpresa di questa edizione del Giro. Sul traguardo di Pampeago arrivano nell’ordine Scarponi a 35″, Pozzovivo a 43″, Basso a 55″, Uran a 57″. In classifica generale Scarponi e Basso hanno un ritardo rispettivamente di 1’39″ e 1’45″ sulla maglia rosa. Tutto questo alla vigilia della ventesima tappa, che precede la cronometro finale su un percorso di 30 km dal Castello Sforzesco a Piazza Duomo. La corsa si congeda dalla montagna passando da Tonale, Aprica, Teglio, Mortirolo per arrivare allo Stelvio per un totale di 219 km. Altra prova per giganti.

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