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Quelli della partita in TV

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Fabio Manara

C’erano una volta la possibilità (con qualche astuzia) di infilarsi allo stadio a partita iniziata, gli impianti strapieni e le pochissime regole che ordinavano le domeniche del pallone. Il campionato che si giocava tutto la domenica pomeriggio. Poi sono arrivate le limitazioni per la sicurezza, i biglietti nominali, le tessere, ma più di tutto a rivoluzionare il mondo del calcio e la sua fruizione è l’avvento delle pay tv.
Oggi non ci sarebbero campionati e coppe varie senza gli introiti dei broadcaster che producono le immagini e, soprattutto, versano nelle casse delle leghe e dei club centinaia di milioni di euro. Cifre “monstre”, diventate la voce principale per tante società non di primissimo piano.
Calano gli spettatori allo stadio, aumentano quelli davanti al televisore.
In questo strano e surreale finale di stagione, è la gestione dell’emergenza coronavirus a determinare certe dinamiche, ma nel caos del mondo del pallone, le vere vincitrici rischiano di essere ancora le televisioni. È quasi una certezza che arriva dai dati diffusi dopo il primo turno di Bundesliga post lockdown. Con gli impianti chiusi al pubblico, i tifosi si sono riversati davanti alla tv: oltre 6 milioni i tedeschi che hanno potuto (e dovuto) seguire le proprie squadre preferite sulle varie piattaforme. Sky, che detiene i diritti a pagamento del campionato tedesco, ha raccolto 3.680.000 spettatori sul suo canale a pagamento per le partite giocate dalle 15.30, a cui vanno aggiunti i 2,5 di spettatori per il multiplex sul canale gratuito messo a disposizione dalla tv. L’incremento è stato da record: 320%.
Anche in Italia la Bundesliga ha fatto il pieno di ascolti, con 502.172 spettatori unici tra gare del sabato e 155mila spettatori (1,2% di share) per il big match Borussia Dortmund-Schalke 04. Insomma, il campionato a porte chiuse piace alle televisioni che assumono un ruolo ancora più centrale (non a caso stanno avendo una certa voce in capitolo sulla gestione della ripartenza) e di conseguenza agli sponsor che vedono ulteriormente valorizzati i propri investimenti.
Certo un calcio senza pubblico non è calcio, ma in questa fase è necessario adeguarsi a uno spettacolo sempre più televisivo che permetta al sistema di sopravvivere. Per tornare ad abbracciarci allo stadio dopo un gol ci sarà tempo. Speriamo solo che non si debba attendere troppo.

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