Il Terzo Tempo dei Campioni – Giorgia Bertoncini e la passione indelebile per lo ski freestyle

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La passione per lo ski freestyle è rimasta sempre nel cuore di Giorgia Bertoncini che, dopo aver respirato il clima della Coppa del Mondo, ha deciso di continuare “dietro le quinte”.

L’ex atleta dello Sci Club Selvino ha saputo brillare sia nelle gobbe che nello slopstyle dove ha conquistato un settimo posto a Ushuaia nel massimo circuito mondiale, tuttavia gli infortuni l’hanno frenata e l’hanno spinta a lasciare l’attività agonistica.

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Ciò non ha bloccato la 29enne di Bergamo che oggi segue da vicino i nuovi talenti del settore vedendoli crescere passo dopo passo verso le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026.

Giorgia, attualmente lavora per la FIS in qualità di delegata per lo ski freestyle. In cosa consiste il suo lavoro?

In realtà lavoro per un’azienda che fornisce timing e data service in occasione delle gare FIS. Consiste nella realizzazione di documenti riguardanti startlist, risultati, punti FIS e molto altro. Nelle gobbe installiamo anche le fotocellule per rilevare i tempi di gara, ma ci occupiamo anche del live scoring e del live streaming visto che da qualche anno si svolgono con i giudici da remoto. A partire dal periodo del Covid esiste quindi un sistema che permette ai membri della giuria di osservare la prova e inserire i punteggi senza dover essere sul posto. Per le gare di Coppa del Mondo ci occupiamo anche delle grafiche televisive come il nome degli atleti, i punteggi, le classifiche.

Com’è nata l’idea di passare dietro le quinte ?

L’idea è nata ai tempi della scuola. Per conseguire il diploma, dovevo fare un periodo di tirocinio e ho deciso di affrontarlo presso la scuola dove ho iniziato a fare gobbe. Ho fatto un po’ di tutto, dall’allenatrice all’organizzatrice di evento passando per la costruzione di piste, svolgere il ruolo di giudice e il servizio dati. Questo è diventato più frequente, avendomi chiesto di seguire la Coppa Europa e, da quest’anno, ho iniziato a seguire anche la Coppa del Mondo. E’ un lavoro che mi piace, mi permette di continuare a viaggiare e vivere la montagna oltre a imparare cose nuove.

In quante discipline si divide lo ski freestyle e quali sono le varie differenze ?

Le discipline si dividono in freestyle, freeski e freeride. Per il freestyle si hanno i moguls, un percorso di gobbe con due salti in mezzo alla pista; e l’aerial che presenta solo un salto e si avvicina molto alla disciplina della ginnastica artistica o dei tuffi. Queste sono le discipline che si avvicinano maggiormente alla vecchia scuola dello sci acrobatico. Nel freeski sono presenti lo slopstyle che si svolge lungo un percorso di salti, rails o ostacoli di vario genere; il big air che è un salto singolo e il classico halfpipe. Il freeride è invece da poco entrato a far parte del mondo delle discipline FIS e va in scena nel fuoripista.

Visto che sul nostro territorio non ci sono strutture dedicate alle gobbe e allo slopstyle, come ha fatto ad avvicinarsi a questo sport ?

Mi sono avvicinata per lo più grazie a mio papà che, andando a sciare sulle piste, ha conosciuto la Nazionale di gobbe e, incuriosito, ha subito chiesto di che sport si trattasse non avendolo mai visto. Da lì a poco ho intrapreso il mio percorso in questa disciplina, per lo più in Svizzera, dove ci sono strutture adeguate.

Giorgia Bertoncini
Giorgia Bertoncini impegnata in acrobazia

A soli 14 anni ha deciso di trasferirsi in Svizzera. Com’è stato il distacco dalla famiglia e quali differenze ha notato rispetto a Bergamo dov’è originaria la sua famiglia ?

All’epoca ero adolescente. Avevo appena iniziato le superiori e l’idea di cominciare con una nuova vita lontano dalla mia famiglia e dai miei amici non era il massimo. Alla fine dovevo scegliere se andar in Svizzera e continuare a poter sia fare sport che studiare, oppure rimanere nel mio paese e rinunciare a una delle due cose perché all’epoca in Italia c’era una legge che impediva di assentarsi da scuola più di un certo numero di giorni che avrei superato di gran lunga. Con il senno di poi ho conosciuto nuovi amici, la famiglia mi veniva a trovare spesso e non è stato così traumatico come avrei pensato.

All’epoca l’Italia poteva vantare la presenza di Deborah Scanzio che ha preso parte ai Giochi Olimpici e aveva peraltro origini bergamasche come lei. Quando ha intrapreso questa carriera si è ispirata a lei ?

Quando ho conosciuto Debby era il mio idolo. Volevo esser forte come lei. Poi siamo diventate compagne di squadra e amiche e di tanto in tanto ci vediamo ancora.

Guardando il suo palmares in Coppa Europa è riuscita a ottenere diversi podi fra le gobbe, mentre in Coppa del Mondo si è dovuta accontentare soltanto di un settimo posto nello slopstyle. Perché è avvenuta questa inversione di tendenza ?

Quando non mi allenavo con la squadra poi andavo a sciare con i miei amici e ci divertivamo a costruire salti, affrontare rails, fare dei trick. Poi lo slopstyle è diventata una disciplina FIS così ho chiesto alla Nazionale di poter gareggiare in quel settore, anche perché mi ha dato sempre una sensazione di maggior libertà.

Non ha mai avuto paura di impattare duramente con la neve quando gareggiava ?

La paura c’è sempre ed è giusto che ci sia perché è il nostro istinto di sopravvivenza che si attiva, soprattutto quando provi nuovi trick o nuovi salti sulla neve. Con la pratica e l’allenamento tutto diventa automatico, il corpo memorizza i movimenti e il cervello è consapevole di fare qualcosa che conosce e la paura svanisce.

La sua carriera si è interrotta peraltro quando era ancora molto giovane. Perché ?

Per lo più gli infortuni visto che ho avuto un problema a un ginocchio da cui non riuscivo a recuperare. Dovendo poi scegliere e tentare la sorte se provare a proseguire con una carriera da professionista o iniziare a lavorare, ho quindi puntato sulla seconda, anche perché era la più saggia nella mia situazione.

In un contesto sempre più alle prese con i cambiamenti climatici, come affrontate nel vostro sport queste problematiche ?

Per come la vedo io, queste tematiche non vengono affrontate. Le squadre continuano ad allenarsi sui ghiacciai richiedendo l’intervento dei gatti e un grande spostamento di neve. Tutto ciò non giova sicuramente alla montagna, così come gli spostamenti che durante l’inverno facciamo con gli aerei. Se non ci sono le condizioni ideali per svolgere le gare, si fanno comunque, insomma, non vedo una vera presa di posizione da parte del territorio e dello sci in generale. Sarebbe bello che un atleta di spicco si esponga, affinché influenzi anche gli altri.