“Un’ora sola ti vorrei…”: perché non riempire il vuoto dell’attesa della partita ai genitori?

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di Giambattista Gherardi
Ogni fine settimana il calcio giovanile muove migliaia e migliaia di atleti, impegnati nelle partite dei campionati federali e CSI di una infinità di categorie. Un movimento che è senza dubbio alcuno spina dorsale delle attività di base dei nostri ragazzi, per i quali si spendono tecnici e accompagnatori, ai quali va riconosciuto il merito di essere innanzitutto preziosi educatori. In tale contesto è ovviamente importante anche la presenza dei genitori, coinvolti a più riprese dalle società e dagli oratori in incontri specifici che delineano la logistica di allenamenti, campi, calendari, dotazioni e tesseramenti e, in non pochi casi, in serate formative destinate agli aspetti educativi.
Il punto debole di tutto questo è che si finisce per continuare a correre come trottole e non certo sul campo: allenamento, riunione, partita quasi a ciclo continuo, specie se in famiglia ci sono un paio di figli calciatori e magari una sorella che frequenta danza e pallavolo. E senza calcolare gli altri ambiti: scuola in primis, ma anche catechesi sacramentale e altre incombenze. Ecco allora un’idea che potrebbe essere l’uovo di Colombo: proporre attività ai genitori nell’ora “morta” che si ritrovano ad avere quando i figli giocano in trasferta. I ragazzi devono arrivare al campo, di norma, almeno un’ora prima della partita e in quel lasso di tempo, mentre loro si cambiano e completano il riscaldamento, i genitori si ritrovano con l’unica necessità di trovare un bar nel centro sportivo o nelle vicinanze, chiacchierando fra di loro.

Un buon modo di “fare spogliatoio” per le famiglie, ma anche un’opportunità cui forse varrebbe la pena dare una connotazione costruttiva. Si potrebbero inserire in quel frangente, a cura della società ospitante, piccoli interventi formativi (primo soccorso, alimentazione, regolamenti federali) oppure anche attività ludiche (mini torneo di calcio balilla o ping pong), oppure ancora brevi visite turistiche. Tante volte a pochi metri dai campi di gioco ci sono punti di interesse che meritano di essere scoperti. “Un’ora sola ti vorrei…” era il refrain di un vecchio successo canoro: potrebbe diventare un’idea da valutare.

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