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La Dea e i miti del calcio

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Federica Sorrentino

E’ proprio il caso di dirlo. Le partite di Champions League per l’Atalanta rientrano in un capitolo mitologico. La veloce eroina figlia del re dell’Arcadia, non esattamente una divinità ma provetta cacciatrice, ha assunto l’appellativo di Dea nell’agone calcistico. La sorte le ha fatto incontrare eroi antichi e moderni. Ad Amsterdam nel 1900, come a Bergamo nel 1907, si sono ispirati alla mitologia greca.
Il nome Ajax, infatti, deriva da Aiace Telamonio, guerriero leggendario e cugino di Achille, il cui volto è raffigurato sullo stemma della società olandese in undici tratti che rappresentano gli undici giocatori di una squadra di calcio e nel loro Paese vengono chiamati Godenzonen, ovvero “Figli degli Dei”. Anche la mascotte del club, chiamata Lucky Lynx, richiama fortemente la mitologia greca, poiché è una lince nata sul Monte Olimpo in Grecia. Visto come sono andare le cose nel primo incontro, la Dea ha dimostrato non solo di tenere testa ad Ajax, ma ha dimostrato di poterlo sovrastare.
Eppoi ci sono loro, i Fab Four, miti moderni, simbolo per antonomasia di Liverpool, la città che esprime il secondo club calcistico più titolato del Regno Unito dopo il Manchester Utd. I Beatles negli stadi hanno suonato ma non erano particolarmente bravi a giocare a calcio. Quanto al loro legame con il mondo del pallone, John Lennon confessò un giorno al quinto beatle Pete Best (il batterista che nel ’62 venne rimpiazzato da Ringo Starr) che da sempre aveva sognato di giocare nel Liverpool. Così come il mondo atalantino, arrivato il Champions League, ha sognato di incontrare il Liverpool. Sogno manifestato anche da Gian Piero Gasperini, il quale con la sua squadra pure si è regalato il Paris Saint Germain nella passata, lunga stagione, con gli esiti che sappiamo.
Diciamola tutta, Gasperini e i suoi giocatori possono scrivere pagine importanti nell’Olimpo del calcio europeo, dove sono chiamati a confrontarsi con chi la Champions l’ha vinta più e più volte, e aspirare a vedere i loro nomi accanto a quelli dei miti che con le loro imprese hanno segnato le epoche della coppa con le orecchie. Mai come in questa fase la squadra di Bergamo sta dando massimo significato al chiamarsi Atalanta, così come l’avevano pensata i fondatori della società quando scelsero la denominazione.
La mitologia e la storia vivono in noi, fanno parte della nostra cultura e identità. Anche il pallone non si sottrae al fascino del mito. E il calcio stesso è parte della nostra storia.

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