Napoli e Juve ai vecchi tempi

680

insigne-higuainLa serie A sembra tornata a 25 anni fa. A muovere la macchina del tempo ci hanno pensato soprattutto il Pipita Higuain e il folletto Insigne. Il primo viaggia alla media di un gol a partita (22), quasi la metà del bottino del Napoli, il secondo incanta e riporta alla memoria le gesta di Diego Armando Maradona. Il calcio di punizione vellulato messo a segno contro l’Empoli al San Paolo, nella gara dominata dagli uomini di Sarri, è un gesto di rara bellezza. La forza dirompente del Napoli, che in altri tempi si sarebbe demoralizzato di fronte allo svantaggio casalingo, è dimostrata dalla reazione maturata in cinque gol. La squadra comanda la classifica e gioca a memoria, coprendo gli spazi e creandone in avanti. Hamsik impone la sua classe, Callejon ha ritrovato il suo passo, la difesa è granitica. La Juventus, incollata ai partenopei, ha dilagato al Bentegodi schiantando il Chievo e inanellato la 12esima vittoria consecutiva che permette a Massimiliano Allegri di emulare il record di Antonio Conte. Il tecnico toscano, dopo aver sfruttato l’onda lunga dell’assetto tattico contiano, ha modellato la nuova Juve dopo un inizio balbettante. Pirlo e Tevez sono nell’album dei ricordi magici. Nuova stagione e nuove figurine, con la stella Dybala e le colonne Pogba e Marchisio a dettare i tempi e gli schemi. L’Inter di Mancini, avanti nelle prime giornate a colpetti di 1-0, si mette alle spalle un mese da incubo con un ridimensionamento generale e la debacle del derby perso malamente. E Roberto Mancini, dopo essere stato apostrofato nella rissa verbale di genere con Sarri, mostra il dito medio ai tifosi che lo contestano. Poteva andare diversamente se l’arbitro avesse comminato la seconda ammonizione a Alex nell’episodio del rigore su Icardi e se lo stesso Icardi avesse pareggiato invece che calciare sul palo. Ma il gioco del calcio si misura con i gol fatti e subiti e l’Inter ne ha presi tre dal Milan come dalla Juve nella semifinale di andata di Coppa Italia. La Fiorentina avanza a piccoli passi e perché possa ritenersi la terza forza del campionato dovrà dare di più e meglio. La Roma ha battuto il Frosinone, ma ne ha subito l’impeto agonistico. C’è voluto un colpo di genio di El Sharawy seguito dal ritorno in campo di Francesco Totti, autore di una verticalizzazione al bacio che ha mancato in gol Pjanic, per scrollarsi le tossine e dribblare l’ennesima contestazione. Spalletti deve lavorare molto per trovare la quadra e restituire smalto ai giallorossi. Il Milan ha solo vinto il derby, ma è un buon viatico per migliorare la qualità del gioco e trovare il giusto equilibrio. L’aquila laziale sembra aver racchiuso le ali e veleggia insieme a brillanti squadre di provincia come Sassuolo, che però non riesce a dare concretezza al proprio gioco in fase di finalizzazione, ed Empoli. Le formazioni di Ventura e Reja, Torino e Atalanta, dopo un avvio spumeggiante avanzano a piccoli passi. I granata si sono affidati a Ciro Immobile, i bergamaschi hanno dato via due pezzi pregiati, Moralez e il giovane Grassi, salutato il bomber Denis e rimpinguato la rosa con qualche giovane ma soprattutto con veterani come Diamanti e Borriello. Il Chievo non pare soffrire e fa il suo onesto campionato, a differenza dei concittadini allenati da Del Neri per i quali si è spalancato il baratro della B. Il Carpi di Castori appare più vivo del Frosinone ed è ancora in corsa per la salvezza, alla quale restano aggrappate la genovesi. La Samp di Montella gira peggio di quella targata Zenga, i grifoni mancato di smalto e hanno perso pure Perotti volato a Roma. Sorride, anche se talvolta a fatica, il Bologna rivitalizzato da Roberto Donadoni. Palermo e Udinese da minimo garantito, che di questi tempi corrisponde anche al massimo rendimento.

forbes