Sogno o son desto? Il terzo tempo non è una sala addobbata e accogliente, ma un corridoio da percorrere nella penombra. Una strana calura estiva serale fa da contrappasso all’acquazzone che ha cambiato le carte in tavola e ridisegnato gli scenari, quello psicologico prevalente sull’aspetto fisico. Si, perché non si può dire che l’approccio mentale dell’Albinoleffe alla strana gara spezzatino con la Reggina sia stato dei più esemplari. Tutt’altro. Dopo mezz’ora di calcio da dimenticare, in tribuna sul viso degli spettatori si leggevano espressioni sgomente. A dire il vero, neppure i reggini si sarebbero aspettati di ricevere in omaggio il salvacondotto (o, se si preferisce, il lasciapassare) per puntare i piedi in zona playoff e restarci. L’Albinoleffe ha lentamente dilapidato un patrimonio che la dea bendata aveva concesso due minuti e mezzo prima che il terreno di gioco diventare acquitrinio. La botta di Mingazzini aveva preso la direzione a metà tra porta e bandierina del calcio d’angolo; la “spizzata” di tibia resa viscida dalla pioggia del reggino Cosenza ha corretto la traiettoria. Manna del cielo, altro che pioggia. “Giocare come se si partisse dallo zero a zero” era stato il monito di Mondonico alla vigilia. E infatti i 75 minuti si sono conclusi con il risultato di 3 a 0. Il mister, nel dopopartita vestito da parafulmine, ha attirato su di sé tutte le responsabilità di scelta e condotta di gara. Encomiabile per generosità e senso di responsabilità, ma in campo c’era troppo nervosismo che ha finito per deconcentrare i blu celesti. La riprova è arrivata puntuale con le decisioni del giudice sportivo, la squalifica di Cristian Zenoni che non potrà giocare contro la sua Atalanta e le multe per comportamento antisportivo. Non è questo l’Albinoleffe della favola. Niente è compromesso, sia chiaro, ma si fa terribilmente difficile. Con grande disappunto dell’ambiente. La lega bwin ha additato la società seriana come modello di fairplay, esempio da seguire. Ora alla squadra non resta che ripescare se stessa.
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