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La Dea nel tempio Da Luz

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Simone Fornoni

Il calcio è una religione civile che si gioca in santuari di cemento e acciaio. L’Atalanta, nell’appuntamento con la storia il 12 agosto a Lisbona, per raggiungere la semifinale di Champions League bagnando il naso ai catechisti di classe del Paris Saint-Germain, dovrà cantare la messa in Cattedrale. Così i tifosi locali in rosso, come la livrea sinuosa degli spalti, chiamano l’Estadio do Sport Lisboa e Benfica: A Catedral. Il Da Luz che ha rimpiazzato l’originale, alfa nel 1954 e omega nel 2003, capienza massima 135 mila cristiani quando ci si stipava come candele sull’altare dell’offertorio.

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Uno stadio che ha preso il posto di quello demolito e finita predica. I 64.642 posti ne fanno il catino del pallone più grande del Portogallo. Studiato dall’architetto Damon Lavelle per sfruttare al meglio la luce solare, è in Avenida General Norton De Matos al 1500. Non lontano, il museo. 133 milioni di dollari: l’acquisto con restyling triennale del Gewiss Stadium, al confronto, impallidisce con la sua quarantina. Qui si sono giocate due finali epocali, quella degli Europei del 2004 col dio greco Angelos Charisteas a spegnere i sogni lusitani e quella di Champions League dieci anni più tardi, tutta madrilena, tra Real Madrid e Atletico. La seconda volta ai supplementari, 4-1 merengue, Ramos a rispondere in extremis a Godin e quindi il trio da extra time Bale-Marcelo-CR7, con Angel Di Maria miglior giocatore. La squalifica del Fideo pariginizzato per il quarto secco, insomma, dice bene alla Dea. Attenzione, però, al tabù della sfortuna delle italiane di coppa che nel neo Da Luz hanno avuto la ventura di giocarci.

La Juve ci lasciò le penne nella semifinale di andata di Europa League il 24 aprile 2014, costretta a vedersi dal divano di casa l’atto conclusivo. Meglio il Napoli: ko per 2-0 nel ritorno del primo turno di Coppa Uefa il 2 ottobre 2008, successone per 2-1 (Callejon e Mertens) per Sarri il 6 dicembre 2016 nel ritorno del girone della coppa dalle grandi orecchie. 1-1 il Milan nel raggruppamento il 28 novembre 2007, 0-0 per l’Inter nell’andata degli ottavi di Coppa Uefa l’11 marzo 2004 passando poi il turno 4-3 a San Siro a decenni dal trionfo proprio sui padroni di casa il 27 maggio ’65 nel Da Luz originale, teatro tra l’altro di una semifinale di Coppa delle Coppe (2-1 locale, 0-1) del Parma nel ’94. Il colpaccio della Lazio (1-0) nelle qualificazioni CL il 27 agosto 2003? Niente da fare, era il Do Bessa di Porto…