Destro più Peluso, Malta ko

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L’Italia svolge il compito e batte Malta per la quinta volta su altrettanti incontri. Lo fa con uno scarto di due gol, quanto basta per incamerare i tre punti previsti dalla tabella di marcia che conduce al mondiale di Rio 2016. Niente di trascendentale allo stadio Braglia di Modena, scelto da Federcalcio per dimostrare la vicinanza alle popolazioni dell’Emilia colpite dal terremoto. Non che ci si aspettasse a tutti i costi la goleada, certamente però un risultato più rotondo per irrobustire il quoziente reti. Malta, allenata dall’italiano Ghedin, si conferma squadra bene organizzata per difendersi con un certo ordine. Un atteggiamento sufficiente a smorzare ogni tentativo degli azzurri di rendere brillante ed efficace il proprio gioco.

Prandelli torna alla difesa a quattro davanti a Gigi Buffon, affidando all’estroso Diamanti il ruolo di trequartista alle spalle della coppia d’attacco tutta giallorossa formata da Destro e Osvaldo. Sulla linea di centrocampo Nocerino prende il posto di De Rossi infortunato e affianca Marchisio e Pirlo. Esterni difensivi il fiorentino Cassani a destra e l’atalantino Peluso a sinistra, con la coppia centrale juventina Bonucci-Barzagli. Bisogna attendere cinque minuti per assistere alla prima azione offensiva degli azzurri che coincide con il gol del vantaggio, siglato da Mattia Destro dopo uno scatto in area maltese su precisa verticalizzazione di Marchisio che passa tra le maglie dei difensori avversari. All’11’ Diamanti prova a fare il bis con un calcio di punizione tagliato a filo di traversa che il portiere maltese riesce a deviare in angolo. Al 13’, su corner di Pirlo, Osvaldo stacca di testa anticipando l’uscita del portiere ma non trova lo specchio della porta. Al 17’ Marchisio si ripete con un lancio in profondità con il contagiri per Osvaldo che controlla in area ma viene anticipato in extremis prima del tiro a rete. La difesa alta dei maltesi ottiene l’effetto di impedire la penetrazione per vie centrali e restringere gli spazi sulle fasce laterali. Nel contempo la marcatura asfissiante e aggresiva su Pirlo toglie idee e inventiva alla manovra azzurra in fase di costruzione. E al 33’ c’è anche spazio per una conclusione dalla distanza dei maltesi che costringe Buffon ad alzare il pallone oltre la traversa. Succede più niente fino a quando le due squadre imboccano la via degli spogliatoi per l’intervallo. Ad inizio di ripresa Prandelli inserisce il debuttante Insigne al posto di Diamanti, più volte richiamato dal ct a rispettare la posizione a sinistra e rilevatosi un po’ troppo attendista nel dettare l’ultimo passaggio. Non una bocciatura, ma certamente l’evidenza di una difficoltà a interpretare il ruolo assegnatogli da Prandelli. L’ingresso di Insigne regala vivacità sulla fascia sinistra e disegna un tridente d’attacco. Marchisio si reinventa uomo assist al 12’ pescando in area Nocerino, pronto a mettere al centro per Destro anticipato d’un soffio dal portiere maltese. Due minuti dopo Insigne entra in area e salta due avversari ma si allunga troppo il pallone. Poi i numeri di genio e tecnica di Pirlo e Destro che mandano in barca la difesa maltese ma non riescono a trasformarsi in assist vincenti. Al 23’ ci prova Marchisio con un tiro che passa un metro sopra la traversa e Osvaldo, più votato all’appoggio e poco servito, lascia il posto a Pazzini che alla mezz’ora sfiora il raddoppio mandando a lato su passaggio di Insigne. Dopo l’uscita al 37’ di Destro, avvicendato da Giovinco, Pazzini si mette in evidenza al 41’ precedendo tutti di testa su corner di Pirlo ma spedendo il pallone a lato, e al 43’ provando a incornare da due passi ma venendo contrato da un difensore. Al 46’ Pazzini scavalca il portiere in uscita ma si allunga il pallone toccandolo con il braccio sulla linea di fondo. Il raddoppio arriva al 47’ per merito di Federico Peluso, che raccoglie di testa l’ennesimo corner tagliato di Andrea Pirlo e indovina l’angolo tra portiere e un difensore appostato sul palo. Prandelli nemmeno esulta, consapevole delle difficoltà incontrate dalla squadra e del lungo lavoro che ancora lo attende.

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