Sarzilla Ironman d’argento

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Gian Battista Gualdi

Mercoledì scorso il triathleta bergamasco Michele Sarzilla ha compiuto 33 anni. Ma il regalo di compleanno se l’è concesso in anticipo, tagliando il traguardo al secondo posto nella sua prima gara di Ironman. Un debutto per niente facile, ad Andorra sui Pirenei, giustappunto per convincersi che l’età non è un limite che le prove più dure che la specialità impone possono essere affrontate con coraggio e determinazione. Sono passati alcuni giorni dall’acuto impronosticabile e lui ancora fatica a crederci.

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«E’ stata un’emozione grandissima – ha dichiarato nel dopogara – Proprio non me l’aspettavo, una giornata memorabile, l’esordio migliore che potessi sognare. Ho ancora la pelle d’oca». Michele Sarzilla, allenato da Fabio Vedana, ha concluso la competizione spagnola in 4 ore e 24 minuti, a soli due minuti dal vincitore, il francese Clement Mignon, lasciandosi alle spalle l’australiano Cameron Wurf, ex ciclista professionista che di esperienza ne ha da vendere: è recordman della prova in bicicltta all’Ironman Hawaii World Championship, oltre che vincitore di più gare Ironman.  L’atleta seriatese è stato il primo ad uscire dall’acqua (ha nuotato per 1.9 chilometri in un lago a 1.700 metri sul livello del mare), è riuscito a rimanere nel gruppo di testa nella frazione in bicicletta, che prevedeva 90 km di tratti salita e in discesa con la parte finale in pianura lungo una serie di gallerie, prima di affrontare la mezza maratona completata nel tempo di un’ora e 11 minuti. Una prestazione che gli ha permesso di risalire tre posizioni e conquistare il secondo gradino del podio.

Il commento del coach Fabio Vedana racchiude tutta la filosofia sportiva e il valore di Michele Sarzilla: “Nonostante l’età anagrafica segni quasi 33 anni (compiuti il 7 luglio), quella biologica è di un ventitreenne, Infatti, occorre tenere conto che si allena solo da tre anni. Gli va riconosciuto che impara in maniera esponenziale. Lo ha dimostato all’esordio su una distanza che praticamente non ha mai affrontato e su un circuito che non ha mai provato. E’ la riprova che non bisogna mai porsi limiti, ma essere capaci di sognare in grande.

Michele è sicuramente motivo di orgoglio e anche di ispirazione per tutto il nostro gruppo. Anche per noi coach. Ci sprona ad andare avanti e a continuare a credere in quello che facciamo nonostante tutto, le tante parole e i pochi sostegni. È l’ennesima dimostrazione che il progetto è buono, le persone sono eccezionali e il gruppo fa la differenza».