Rugby fermo al palo

757

Luciano Locatelli

Il rugby si ferma, anzi non riparte. La stagione 2020/21 scompare dagli annali della palla ovale prima che abbia inizio. La Federazione Italiana Rugby, dopo la decisione di rinviare i campionati da novembre a gennaio e poi ancora al 7 aprile, si è arresa di fronte all’impossibilità di dare corso alle partite che, naturalmente, vivono di contatto. Uno stop che riguarda tutte le squadre bergamasche, dal Rugby Bergamo (serie B) a Elav Stezzano (C1) e alle squadre di Treviglio e Rogno (C2). Nessuno, in verità, se lo aspettava. Men che meno Marco Gaffuri, presidente del Rugby Bergamo, il quale loda i tesserati a tutti i livelli per l’impegno profuso in allenamenti svolti nell’assoluto rispetto delle norme anti-Covid. Gli fa eco il coach Marcello Festa, il quale guarda all’attività facoltativa che la federugby prospetta di calendarizzare dal 1° giugno. “Intorno a questa ipotesi c’è il problema di effettuare tamponi settimanali a tutti i gruppi squadra – sottolinea – Se si prende in considerazione il gruppo seniores, gli Under 16 e 18, siamo nell’ordine di 100 tamponi settimanali. Al di là dei costi, c’è un problema logistico. C’è da chiedersi cosa succede in caso di tampone con esito positivo, se tutti vanno in quarantena. I giocatori sono lavoratori e potrebbero essere indotti a rinunciare per non rischiare”.

forbes

Cosa sta accadendo nel mondo del rubgy? È un clima di incertezza che sicuramente non fa bene come in tutti i campi

È un clima di incertezza e adesso è cambiato anche il governo della Federazione. L’idea è di riportarci in campo e permettere ai ragazzi di allenarsi in maniera normale, ma i vincoli che sono molto difficili da attuare per i club non professionistici.

Qual è la conseguenza dello stop ai campionati?

Una perdita di tesserati. Noi per fortuna non ci siamo mai fermati, se non quando c’è stato il blocco del lockdown. Facciamo tutto quello che ci è permesso stiamo andando avanti per permettere ai ragazzi di scendere in campo tre/quattro ore a settimana. La verità è che si perdono tanti ragazzi, perché alcuni con il rischio di contagio hanno preferito non frequentare.

Come si fa a ripartire dopo una situazione del genere? Praticamente dopo due stagioni saltate.

Noi abbiamo sempre tenuto la testa allenata. Nonostante non si possa giocare, si sta offrendo un allenamento ai ragazzi. Sotto questo aspetto,

abbiamo tenuto una linea abbastanza coerente dall’inizio. Se ad ottobre riprenderanno i campionati, dopo essere stati fermi agonisticamente da un anno e mezzo , bisognerà farsi trovare pronti e allenati a fare contatto.