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Le sorelle Fanchini salutano

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Luca Lembi

Il Comune di Lovere ha registrato tra il 1985 e il
1986, a distanza di 14 mesi, la nascita di Elena e
Nadia Fanchini, destinate a diventare negli anni
Duemila protagoniste del Circo Bianco.
Non vita da lago, ma di montagna, quella
bresciana, che ne ha fatto due divine interpreti
dello sci alpino. Due vittorie e quattro podi in
coppa del mondo per Elena, che nel 2005 vinse a
Lake Louise e conquistò l’argento ai mondiali di
Bormio, per poi regalarsi dieci anni dopo il
successo pieno a Cortina d’Ampezzo. Nadia è
salita sul podio di coppa del mondo 13 volte,
conquistando anch’essa il primo successo a Lake
Louise (tre anni dopo quello della sorella) e
bissando nel 2016 a La Thuile.
Nel suo palmares la medaglio di bronzo mondiale
in Val d’Isère nel 2009 (quando sfiorò la coppa di
specialità in SuperG) e quella d’argento a
Schladming nel 2013. Entrambe appartenenti al
Gruppo Sciatori Fiamme Gialle, insieme hanno
annunciato la conclusione della loro attività
agonistica.
“Vivo questa nuova fase della mia vita in modo
particolare per quanto sta succedendo in Italia e
nel mondo – racconta diventata mamma di
Alessandro nello scorso mese di dicembre – Ho
cominciato a gareggiare con Elena e insieme
finiamo. Il momento del ritiro dalle competizioni è
comunque difficile, da atlete sappiamo che prima o
poi arriva, però quando hai vissuto così tanti anni
l’attività che ami, ti rimane un po’ di tristezza nel
cuore. E’ stata una carriera ostacolata da troppi
infortuni, che mi hanno impedito di raggiungere i
traguardi che mi ero prefissata, dobbiamo
accettare ciò che il destino ci ha dato”. Nadia
confessa che ad averle lasciato l’amaro in bocca è
stato il quarto posto nel gigante olimpico di Sochi,
ma spera di rimanere nel mondo dello sci.
Grande commozione anche nelle parole di Elena,
uscita oltretutto vincitrice nel suo recentissimo
passato dalla battaglia con il cancro. “Cominciai la
carriera nel 2005 con quei bellissimi Mondiali di
Bormio nel 2005 in cui vinsi un po’ a sorpresa
l’argento in discesa, sembra lontano ma in realtà è
passato tutto con grande velocità – racconta -.
Rimane il rammarico per non avere chiuso la vita
agonistica in pista, è stata una scelta sofferta, ma
non ho potuto fare altrimenti, perché ho dovuto
concentrarmi sulla mia salute. Il giorno della
medaglia iridata è stata il più bello della mia vita.
Non una stagione senza incidenti, però la gioia di
rientrare in pista ha sempre avuto la meglio”.

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